20 Giugno 2019 Redazione Umaniversitas

Che cos’è lo stress

PROVIAMO A RISPONDERE ALLA DOMANDA: ” CHE COS’È LO STRESS “.

Lo stress può essere definito come uno stato di fatica e tensione psico-fisica. Generalmente nel lessico comune questa condizione viene vissuta e raccontata anche come uno stato di malessere temporaneo:

  • a volte ciclico in base alle stagioni ed i periodi dell’anno;
  • altre breve;
  • altre ancora più prolungato nel tempo.

Le cause variano da situazione a situazione, in genere possono riguardare il carico di lavoro, la gestione dei figli, lo studio o gli esami, fino ad arrivare anche alle situazioni relazionali e sentimentali.

Lo stress può essere considerato anche come una sorta di squilibrio fra le domande, richieste e opportunità presenti nell’ambiente da una parte, le risorse, i desideri e gli obbiettivi della persona dall’altra; la gestione dello stress quindi dipende dall’interazione più o meno armonica fra queste due dimensioni, con l’individuo che a volta può trovarsi momentaneamente in uno stato di impasse.

 

CHE COS’È LO STRESS: LA DEFINIZIONE DI HANS SELYE

La prima definizione scientifica di stress si deve al medico austriaco Hans Selye (ma successivamente emigrato in Canada), che nel 1936 ha definito lo stress come:

 

“La risposta fisiologica dell’organismo ad una richiesta da parte dell’ambiente circostante”.

 

Tale risposta venne classificata come una “Sindrome generale di adattamento”, dovuta alla presenza degli stressors, ossia sollecitazioni esterne provenienti dall’ambiente. Questa sindrome porta l’organismo ad adattarsi a queste sollecitazioni, attraverso l’emissione di uno strain, uno stato di tensione ed attivazione fisica, al fine di ridurre la sollecitazione esterna e non permetterle di interferire con l’equilibrio dell’organismo.

La prospettiva scientifica ma multidimensionale di Hans Selye ha permesso col tempo di definire lo stress il risultato della sinergia di 4 diversi sistemi biologici:

  1. nervoso;
  2. endocrino;
  3. cardiovascolare;
  4. immunitario.

Tale prospettiva partiva da un’impostazione psico-fisiologica, basata anche su ricerche di laboratorio, nell’ambito della quale si studiava le reazioni dei topi alla somministrazione di una certa dose di stressor, sotto forma di un’iniezione di sostanze oppure anche solo sostanza fisiologica neutra, ma comunque esterna all’organismo.

 

LA CAUSA DELLO STRESS: LO STRESSOR

Lo stressor quindi rappresenta uno o più stimoli esterni che attivano la reazione dello stress.  Hans Selye sosteneva che esso può essere un eustress (positivo per l’organismo) o un distress (negativo per l’organismo). La differenza di definizione fra il primo ed il secondo tipo di stress consiste fondamentalmente nella sua durata.

Quando l’ambiente ci espone ad un problema, una situazione stressante, che comporta una pressione alla quale dobbiamo adattarci, l’organismo compie uno sforzo, un dispendio di energia psico-fisica, con l’obbiettivo per risolvere la situazione. Questa risposta adattiva secondo Hans Selye può portare ad una risoluzione positiva del problema, con la quale poi si interrompe anche l’attivazione fisiologica e il consumo di energia psico-fisica. Selye definisce tale caso eustress:

 

L’eustress è una condizione che permette alla persona di adattarsi al contesto e proseguire nello svolgimento delle proprie attività, portando anche a una crescita ed uno sviluppo e una crescita della persona.

 

Si parla di  distress invece:

 

quando l’emissione dello sforzo non porta alla risoluzione del problema, condizione che comporta il proseguimento del dispendio di energia, fino a quando l’individuo non tollera più questa condizione e rischia di non mantenerne il controllo.

 

RESISTENZA E REAZIONE ALLO STRESS

Il livello di resistenza allo stress varia da persona a persona, c’è chi riesce a resistere in maniera più adattiva ad esso, e chi invece è più sensibile a questa situazione emotiva e fisica. Tale dato clinico-statistico ci suggerisce che (sulla scia dei primi studi di Hans Selye) ogni volta che si cerca di analizzare una situazione di stress, è importante vedere le variabili individuali, le caratteristiche specifiche di ogni persona: ognuno di noi ha la sua maniera di reagire allo stress e di affrontarlo, può variare il tasso di sopportazione alla fatica e la resistenza, le strategie di coping messe in atto per trovare una soluzione, la capacità di valutare i risultati delle strategie stesse e saperle modificare in corso d’opera.

 

Secondo Lazarus e Folkman (1984) lo stress implica la comparsa di 3 fasi di valutazione: primaria, secondaria e terziaria.

 

  1. Nella prima viene dato un significato di pericolo ad uno stimolo esterno;
  2. nella seconda vengono individuate e attivate le risorse personali per fronteggiare tale minaccia e sfida, attraverso le strategie di coping;
  3. nella valutazione terziaria infine si revisionano gli obiettivi e l’efficacia delle strategie attuate. Gli stimoli esterni minacciosi vengono reinterpretati e valutati in base agli esiti delle strategie stesse.

 

 

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